Lo svezzamento

Il termine ‘svezzamento’, in senso stretto, indica il momento in cui il bambino può iniziare a nutrirsi di altri alimenti oltre il latte materno che quindi non è più indispensabile. Prima di questo periodo l’organismo del bambino piccolo può infatti nutrirsi solo di un latte con una composizione specifica, diversa dal latte vaccino. Molti  anni fa il piccolo rischiava di morire se una madre non aveva latte. La diffusione del latte materno artificiale ha azzerato le diseguaglianze fisiche e questo grazie all’intelligenza dell’uomo che si è sempre ribellato ai limiti della natura.

Lo svezzamento quindi garantiva al nuovo nato molte più possibilità di sopravvivenza nei primi mesi di vita e rendeva la madre meno insostituibile. Accade però che troppe donne vivano male questa separazione, in realtà solo fisica, dal loro bambino e si sentano inutili, vuote e ‘abbandonate’.

I pediatri lo sanno bene. Se questo vissuto poi corrisponde anche a un rifiuto del bambino di mangiare il nuovo cibo, la mamma dovrebbe essere informata che questa problematica deve attribuirla a se stessa e non al bambino.

Cosa prova una mamma in questo importante momento di separazione fisica da suo figlio?

Per molto tempo una madre vive un legame quasi simbiotico con il bambino, prima durante la gravidanza e poi con l’ allattamento. La prima grande separazione dovrebbe avvenire allo svezzamento, ma purtroppo troppe madri vivono questo prezioso momento come un lutto, una perdita. Molte mamme infatti spesso piangono invece di rallegrarsi per lo sviluppo del figlio e per aver raggiunto un po’ di autonomia reciproca. Anche se questo momento di difficoltà viene superato abbastanza agevolmente e il bambino non riceve alcun danno fisico, questa crisi la possiamo definire un fattore di rischio per il sano sviluppo del bambino e deve essere vista in profondità perché non si ripresenti ad ogni passaggio evolutivo.

Da parecchi anni si sono diffuse linee guida pseudoscientifiche che possiamo sintetizzare come la negazione della separazione della realtà psichica della madre prima dal feto e poi dal neonato, per molte ore dopo il parto. Si continua poi, confondendo la madre, tra il valore del latte materiale materno e ‘l’allattamento affettivo’ che non devono necessariamente coincidere perché il neonato riceva tutto il necessario per un sano sviluppo (vedi L’allattamento e Ritmo sonno veglia sempre nella sezione Prevenzione).

Andando più a fondo, lo svezzamento si deve intendere come un continuo processo di separazione dell’identità del bambino da quella della madre. Questo svezzamento o separazione permetterà al bambino di realizzare verso gli otto, nove mesi che quel volto che vede per la prima volta nello specchio è il suo volto che si staglia  e si definisce dall’ambiente circostante  per una linea immaginaria che il piccolo traccia, disegna, intorno al suo viso. Questa linea immaginaria diventerà poi verso i sei anni la sua originale e personalissima scrittura quando, contorta e spezzettata, formerà le prime parole (vedi DSAma meglio Dislessia nella sezione CURA).

 

 

 

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