La nascita
Il rapporto della madre con il figlio comincia dopo la nascita e, sottolineiamo, dopo molte ore dalla nascita, un tempo per il neonato di elaborare per conto proprio quei pochi fondamentali momenti dopo l’uscita dall’utero. Questi momenti sono stati scritti per la prima volta da Massimo Fagioli nella sua rubrica Trasformazione del settimanale Left del 2 luglio 2016 e chiamati le ’21 parole’. Li riproponiamo nel modo più chiaro possibile.
La reazione alla luce della retina è un evento completamente nuovo perché il feto si trovava al buio. La luce è energia che colpisce la retina attraverso la pupilla e attiva la sostanza cerebrale. Si dice infatti ‘venire alla luce’ nel linguaggio comune.
La risposta immediata del neonato è in qualche modo difensiva verso la luce e il freddo ed è la pulsione d’annullamento. Per un tempo variabile, che è stato chiamato ‘venti secondi’, il neonato è flaccido, sembra morto (non piange, non respira!), ma dopo questo breve tempo, la vitalità lo fa reagire trasformando l’annullamento in fantasia di sparizione verso il mondo non umano.
E’ una creazione perché prima non c’era.
Luce e freddo per il neonato spariscono, ma la fantasia, ricordo dell’omeostasi del liquido amniotico sulla pelle, gli permette di cominciare la sua esistenza.
Comincia così il tempo della vita di ogni essere umano.
Il sistema nervoso si attiva, i motoneuroni espandono la gabbia toracica e l’aria entra nei polmoni. L’emoglobina si ossigena, si chiude il foro di Botallo etc.
Nasce la mente del piccolo dell’uomo che ha la capacità di immaginare a differenza delle specie animali.
Il corpo acquista forza, ha il movimento che gli fa emettere il vagito cioè il suono.
La memoria del benessere dell’omeostasi gli permette di avere la certezza che esiste un seno che lo nutrirà e potrà soddisfare il suo desiderio di rapporto interumano.
Verso gli otto, nove mesi gli occhi avranno acquisito la capacità visiva di vedere la sua immagine allo specchio ed è una percezione cosciente.
Accade questo perché l’essere umano è dotato di fantasia e di una immagine interna che non dipende dalla visione retinica. Sa che quello riflesso nello specchio è proprio il suo volto, mentre gli animali credono che sia un altro animale.
E’ come se disegnasse una linea immaginaria intorno al proprio volto, distinguendolo non solo dall’ambiente circostante, ma anche dalla madre che gli sta vicino.
Pensiamo che il bambino realizzi una prima grande separazione detta anche ‘svezzamento’ dalla madre.
Questa linea che verso i sei anni diventerà, contorta e spezzettata, la scrittura personale.
Il rapporto madre-figlio e il ruolo del benessere della madre
Il rapporto dunque tra la mamma e il suo bambino, può cominciare senza fretta quando la puerpera avrà avuto il tempo di riaversi dalle fatiche del parto perché il neonato non ha bisogno di essere nutrito per molte ore dopo la nascita.
E’ da questo momento in poi che comincia a giocare un ruolo fondamentale il benessere della madre. Questo benessere possiamo anche definirlo come affettività che è indispensabile al benessere del piccolo, quanto il calore e il cibo per la sopravvivenza materiale.
Quello che succede tra madre e figlio nel primo anno di vita senza coscienza e senza linguaggio articolato, costituirà la prevenzione della salute mentale nel successivo sviluppo di questo essere umano.
Quindi si fa prevenzione anche quando ci si oppone a una cultura che dice cose non vere sulla realtà e le esigenze del bambino. Una cultura pseudoscentifica veicolata non solo dagli addetti ai lavori, ma anche da parenti e amici che si premurano troppo spesso di dispensare consigli e critiche fuorvianti.
La novella madre avrebbe bisogno invece di sicurezze, di calma, di fiducia nella sua capacità di cogliere il senso dei comportamenti del suo bambino. Non tutte le donne sono attrezzate culturalmente e emotivamente per resistere a questo clima arroventato che le sconvolge profondamente come la mamma che ci ha scritto. (vedi L’allattamento e Ritmo sonno veglia).